L’acqua nella tinozza era bollente; Ottolinda l’aveva fissata per lunghi minuti mentre si scaldava sul fuoco e finalmente, raggiunta la temperatura, l’aveva riversata nella vasca per il bagno della sua signora. Il vapore adesso si levava in pigre volute e portava via con sé il calore del liquido, la regina doveva sbrigarsi ad immergersi altrimenti avrebbe potuto prendere una brutta freddata.

Ottolinda poi desiderava andare a coricarsi: la giornata su quell’isola dimenticata da dio era stata massacrante, il lavoro era tanto ma erano in pochi a potersene fare carico quindi sgobbavano tutti come muli. Per non pensare al mal di schiena si mise a preparare la stanza in attesa dell’arrivo della padrona: profumò l’acqua con l’essenza di limone che faceva tornare l’estate e vi sciolse un po’ di liscivia, tirò le cortine sugli squarci nei mattoni che chiamavano finestre per preservare il tepore, ravvivò le braci nel caldano.

Stava sistemando la camicia da notte della regina quando quella entrò: era stanca, forse più stanca della sua schiava; sul bel viso gotico spiccavano gli zigomi affilati messi in risalto dal dimagrimento corporeo che aveva lasciato dietro di sè solo le ossa; i capello ormai inbianchivano e le labbra venivano circondate dalle rughe. La vecchiaia stava arrivando a deturpare il corpo della signora, lasciava inalterato solo quegli occhi neri come l’ossidiana che riflettevano la luce come quando si guarda la luna in un pozzo.”Ottolinda, grazie per i tuoi servigi. Dopo una giornata come questa un bagno rilassante è proprio quello che mi ci voleva. Vai pure a riposarti adesso, ci penso io.

Così disse la signora ed una calda sensazione di conforto si dilatò nel ventre della serva; era così stanca. Fece la riverenza e lasciò la stanza. Chiudendo la porta non si accorse dell’ombra nascosta tra le altre ombre del corridoio. Ottolinda raggiunse il suo lettuccio di paglia ignara che quella notte il corso della sua vita sarebbe mutato.

Amalasunta invece si era immersa nell’acqua che, ancora bollente, ricoprì il corpo nudo e ancora piacente; le lambiva il collo, fin sotto il mento, e con le piccole onde schiumose prodotte sembrava portarle via la stanchezza dei quei giorni faticosi; peccato non potesse lavare via le preoccupazioni che le toglievano il sonno: ormai da settimane sarebbe dovuta essere a Roma ma da quando era stata sequestrata e portata sull’isola del lago Vulsinio non riusciva più a capire cosa ne sarebbe satto di lei; possibile che avrebbero lasciato morire una regina in un luogo sconosciuto anche a dio? Presa da questi pensieri cupi continuò il processo del lavarsi.

L’acqua iniziava a raffreddarsi e prendere un malanno di quei tempi voleva dire morte. Lo sciabordio delle onde create da lei nella vasca -insieme al rumore di quelle create dalla risacca nel lago- impedì alle sue orecchie d’udire lo scricchiolio della porta di legno che si socchiudeva; l’ombra scivolò nella penombra della stanza, con la sinuosità di una serpe raggiunse la regina alle spalle: la vide mentre pensosa si versava l’acqua dalla brocca sul capo per sciacquare la chioma corvina.

Agì senza esitazione e calò il colpo, dritto sulla giugulare della donna.Mentre l’acqua nella vasca si tingeva di scarlatto la regina Amalasunta smise di avere preoccupazioni per il futuro. Non ne aveva più uno, quella notte sull’Isola Martana le era stato strappato.

La leggenda della regina Amalasunta si perde nei secoli; è un personaggio storicamente esistito però: fu regina dei Goti e figlia del re Teodorico.

Alla morte del padre fu coinvolta in numerosi giochi di potere per il trono che lei cercò di assegnare al figlio, Atalarico. Il regno del figlio la protesse da eventuali tentativi d’assassinio ma quando il giovane re morì Amalasunta sposò, sempre per proteggersi, il cugino Teodato.

Il marito però tramò contro di lei e la allontanò inviandola per un “viaggio politico” verso Roma; quasi a destinazione fu invece sequestrata e incarcerata sull’Isola Martana dove restò relegata fino al 30 aprile 535 quando un sicario la uccise non si sa come, se strangolata o pugnalata nella vasca.La sua storia divenne leggenda e l’isola Martana dopo ancora 1500 anni continua a preservare la sua storia.

?️ Nel video, proveniente dal profilo Instagram @isolamartana, potete vedere la meravigliosa Isola a mezzaluna come appare oggi.

L'isola Martana e la leggenda di Amalaswintha

? *L’acqua nella tinozza era bollente; Ottolinda l’aveva fissata per lunghi minuti mentre si scaldava sul fuoco e finalmente, raggiunta la temperatura, l’aveva riversata nella vasca per il bagno della sua signora. Il vapore adesso si levava in pigre volute e portava via con sé il calore del liquido, la regina doveva sbrigarsi ad immergersi altrimenti avrebbe potuto prendere una brutta freddata. Ottolinda poi desiderava andare a coricarsi: la giornata su quell’isola dimenticata da dio era stata massacrante, il lavoro era tanto ma erano in pochi a potersene fare carico quindi sgobbavano tutti come muli. Per non pensare al mal di schiena si mise a preparare la stanza in attesa dell’arrivo della padrona: profumò l’acqua con l’essenza di limone che faceva tornare l’estate e vi sciolse un po’ di liscivia, tirò le cortine sugli squarci nei mattoni che chiamavano finestre per preservare il tepore, ravvivò le braci nel caldano. Stava sistemando la camicia da notte della regina quando quella entrò: era stanca, forse più stanca della sua schiava; sul bel viso gotico spiccavano gli zigomi affilati messi in risalto dal dimagrimento corporeo che aveva lasciato dietro di sè solo le ossa; i capello ormai inbianchivano e le labbra venivano circondate dalle rughe. La vecchiaia stava arrivando a deturpare il corpo della signora, lasciava inalterato solo quegli occhi neri come l'ossidiana che riflettevano la luce come quando si guarda la luna in un pozzo.-Ottolinda, grazie per i tuoi servigi. Dopo una giornata come questa un bagno rilassante è proprio quello che mi ci voleva. Vai pure a riposarti adesso, ci penso io.-Così disse la signora ed una calda sensazione di conforto si dilatò nel ventre della serva; era così stanca. Fece la riverenza e lasciò la stanza. Chiudendo la porta non si accorse dell'ombra nascosta tra le altre ombre del corridoio. Ottolinda raggiunse il suo lettuccio di paglia ignara che quella notte il corso della sua vita sarebbe mutato.Amalasunta invece si era immersa nell'acqua che, ancora bollente, ricoprì il corpo nudo e ancora piacente; le lambiva il collo, fin sotto il mento, e con le piccole onde schiumose prodotte sembrava portarle via la stanchezza dei quei giorni faticosi; peccato non potesse lavare via le preoccupazioni che le toglievano il sonno: ormai da settimane sarebbe dovuta essere a Roma ma da quando era stata sequestrata e portata sull'isola del lago Vulsinio non riusciva più a capire cosa ne sarebbe satto di lei; possibile che avrebbero lasciato morire una regina in un luogo sconosciuto anche a dio? Presa da questi pensieri cupi continuò il processo del lavarsi. L'acqua iniziava a raffreddarsi e prendere un malanno di quei tempi voleva dire morte. Lo sciabordio delle onde create da lei nella vasca -insieme al rumore di quelle create dalla risacca nel lago- impedì alle sue orecchie d'udire lo scricchiolio della porta di legno che si socchiudeva; l'ombra scivolò nella penombra della stanza, con la sinuosità di una serpe raggiunse la regina alle spalle: la vide mentre pensosa si versava l'acqua dalla brocca sul capo per sciacquare la chioma corvina. Agì senza esitazione e calò il colpo, dritto sulla giugulare della donna.Mentre l'acqua nella vasca si tingeva di scarlatto la regina Amalasunta smise di avere preoccupazioni per il futuro. Non ne aveva più uno, quella notte sull'Isola Martana le era stato strappato*▶️ La leggenda della regina Amalasunta si perde nei secoli; è un personaggio storicamente esistito però: fu regina dei Goti e figlia del re Teodorico.Alla morte del padre fu coinvolta in numerosi giochi di potere per il trono che lei cercò di assegnare al figlio, Atalarico. Il regno del figlio la protesse da eventuali tentativi d'assassinio ma quando il giovane re morì Amalasunta sposò, sempre per proteggersi, il cugino Teodato.Il marito però tramò contro di lei e la allontanò inviandola per un "viaggio politico" verso Roma; quasi a destinazione fu invece sequestrata e incarcerata sull'Isola Martana dove restò relegata fino al 30 aprile 535 quando un sicario la uccise non si sa come, se strangolata o pugnalata nella vasca.La sua storia divenne leggenda e l'isola Martana dopo ancora 1500 anni continua a preservare la sua storia. ?️ Nel video, proveniente dal profilo Instagram @isolamartana, potete vedere la meravigliosa Isola a mezzaluna come appare oggi.

Pubblicato da RaccontiAmo Viterbo su Lunedì 13 aprile 2020

Anonimo

Scritto da:

Viola Vagnoni

Nella vita vorrei fare tre cose: dormire, mangiare e vedere/leggere fiction.
Se però mi trovate qui vuol dire che ne ho aggiunta una quarta ovverosia scrivicchiare.
Mi pare lapalissiano che non volevo farlo ma la vita è per la maggior parte composta da cose che non si vogliono fare.
Ci sono poi state anche altre aggiunte fastidiose alla sacra triade: una laurea in filologia moderna, un lavoro a tempo pieno, una casa da gestire (male), la fantasticheria buffa di voler fare la professorona.
Ma chi me lo fa fare di alzarmi la mattina, guardate.