La vita non è semplice.

Questo Mariano lo sapeva bene perché l’aveva imparato a proprie spese; non era stato semplice nascere nel paesino agricolo di Bassano di Sutri e non era stato semplice coniugare il suo temperamento indomito con la vocazione per l’insegnamento che da sempre sentiva animarlo.

Comunque crescendo era arrivata la leva militare ed in seguito la Guardia di Finanza; gli piaceva quel lavoro, riusciva a sopire l’incendio che sentiva divampargli dentro davanti alle ingiustizie. Non si sentiva però soddisfatto: un essere umano è composto da tanti tasselli e solo se molti di essi esistono riescono a dare una forma distinta alla vita; aveva perciò deciso di intervallare al suo dovere nelle forze armate un altro compito, che sentiva ancora più vitale: insegnare la storia e la filosofia.

Iniziò a farlo al liceo Umberto I di Viterbo. La vita non è semplice ma divenne più gustosa, riempita dalla quotidianità e dai ragazzi che vedeva maturare tra i banchi. Poi sembrò quasi come se qualcuno volesse punire questo stato d’equilibro soddisfacente: prima gli fu strappata la figlioletta Magda e dopo l’amata Cristina con ancora la bambina che portava in grembo.

Il dolore provato sconvolse le regole, spezzò l’equilibrio ma rese paradossalmente di nuovo semplice la vita e le scelte da prendere: Mariano decise di arruolarsi nella Milizia volontaria per la sicurezza nazionale e andare a combattere la guerra d’Africa così da ottundere il dolore con l’anestesia dell’azione. Credeva in ciò che faceva e credere rendeva tutto più semplice.Tornò in Italia ormai con la forza di ricominciare con i sentimenti e li investì nella creazione di una nuova famiglia; una famiglia costituita tra le brutture della guerra e la morte e le bombe e la fame e le sofferenze. Ma una famiglia bella, un fiore sbocciato nel letame.

Ma la vita non è semplice. Arrivò l’8 settembre 1943 e con quella data l’Armistizio di Cassibile entrò in vigore; la nazione non era più in guerra ma comunque era occupata per buona parte da quelli che da alleati si erano tramutati -nel giro di pochi minuti- in nemici.La clandestinità divenne lo status quo per combattere quei nemici, i Monti Cimini la nuova casa, molti dei suoi ex studenti che lo seguirono nella neo-costituita Banda Buratti la nuova famiglia. Una famiglia che ebbe l’onore di vivere per qualche mese, fino al dicembre di quell’anno.La vita non è semplice e soprattutto non sempre è giusta; Mariano fu catturato dai nazifascisti e, a capodanno, fucilato.

Mariano Buratti è oggi ricordato come uno dei valorosi partigiani che divennero patrioti durante la II Guerra Mondiale.

“Nobilissima tempra di patriota, valente ed appassionato educatore di spiriti e di intelletti. (…) Esempio purissimo di sublime amor di Patria”.

Questa la motivazione della Medaglia al valore conferitagli. A Mariano Buratti è oggi intitolato uno dei licei cittadini, quel liceo Umberto I nel quale trascorse anni felici della sua vita.

Anonimo

Scritto da:

Viola Vagnoni

Nella vita vorrei fare tre cose: dormire, mangiare e vedere/leggere fiction.
Se però mi trovate qui vuol dire che ne ho aggiunta una quarta ovverosia scrivicchiare.
Mi pare lapalissiano che non volevo farlo ma la vita è per la maggior parte composta da cose che non si vogliono fare.
Ci sono poi state anche altre aggiunte fastidiose alla sacra triade: una laurea in filologia moderna, un lavoro a tempo pieno, una casa da gestire (male), la fantasticheria buffa di voler fare la professorona.
Ma chi me lo fa fare di alzarmi la mattina, guardate.