Il 12 novembre 1878 fu pubblicato -sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia- un elenco contente 1089 nomi necessario per concedere agli uomini nella lista le pensioni di guerra, in quanti partiti come volontari sotto la guida di Giuseppe Garibaldi per “fare l’Italia”.

Questo elenco contiene infatti i nomi dei cosiddetti Mille, il primigenio nucleo dell’esercito che avrebbe conquistato il regno delle Due Sicilie per farlo poi annettere al regno di Sardegna. Pochi anni dopo sarebbe sorto il regno d’Italia.

Un sesto dei Mille proveniva da Bergamo, città che in questi mesi abbiamo visto tristemente ferita; la Lombardia da sola comunque fornì quasi la metà dei combattenti. C’erano poi un centinaio di liguri e un centinaio di veneti, una manciata tra emiliani e romagnoli, pochi rappresentanti per le regioni del Sud…Il Lazio contribuì con 29 volontari.

Uno di questi volontari si chiamava Pietro Rossi, nato a Viterbo e perduto tra le pieghe che fanno le lenzuola della storia quando nessuno le stira.Nacque a Viterbo, dicevamo. Morì a Castel San Giorgio (Orvieto) nel 1876. Nel mezzo non sappiamo bene cosa accade: fece il caffettiere in contrada San Luca, sposò Maria nella chiesa parrocchiale di san Faustino e da lei ebbe nove figli. L’ultimogenita la conobbe dopo la nascita, essendo lui impegnato in Sicilia; la conobbe dopo Teano e la chiamò Vittoria, come quella che i garibaldini avevano conseguito. Poi più nulla, Pietro Rossi è stato dimenticato.Le braci si smorzano poco a poco se nessuno le attizza.

E in questo mancato ravvivamento dei tizzoni c’è una responsabilità: la colpa è di una città che dimentica i suoi figli valorosi, quelli che con le loro azioni hanno fatto la Storia con la maiuscola, quelli che hanno qualcosa da dire e da insegnare eppure nessuno li può ricordare. Perché molti di noi vorrebbero conoscere le gesta di quei viterbesi che hanno scritto ciò che studiamo sui libri eppure ci è negato perché non esiste più traccia, prova, rimembranza a causa dell’incuria nella quale la città affoga.

Pietro Rossi era viterbese, Pietro Rossi ha fatto l’Italia, noi e quelli prima di noi invece non abbiamo nemmeno mai fai fatto una targa a chi ha provato a fare gli italiani. Grazie ad Antonello Ricci per continuare a cercare di far conoscere ai più questa misteriosa figura di garibaldino.

Anonimo

Scritto da:

Viola Vagnoni

Nella vita vorrei fare tre cose: dormire, mangiare e vedere/leggere fiction.
Se però mi trovate qui vuol dire che ne ho aggiunta una quarta ovverosia scrivicchiare.
Mi pare lapalissiano che non volevo farlo ma la vita è per la maggior parte composta da cose che non si vogliono fare.
Ci sono poi state anche altre aggiunte fastidiose alla sacra triade: una laurea in filologia moderna, un lavoro a tempo pieno, una casa da gestire (male), la fantasticheria buffa di voler fare la professorona.
Ma chi me lo fa fare di alzarmi la mattina, guardate.