Mi capita sempre più spesso di indicare ai turisti in visita a Viterbo la strada per raggiungere il quartiere medievale di San Pellegrino e sempre, ma veramente sempre, quando dopo aver dato le indicazioni generali indico sulla cartina posta sul mio tavolo Piazza della Morte ripetono quasi intimoriti il nome e qualcuno non vi nego che ha fatto anche gli scongiuri del caso.
Quando poi spiego che essa è una bella piazza al cui centro vi è ubicata anche una tra le più belle fontane a fuso della città, qualcuno mi obietta che il nome però mette paura e molti associano tale nome alle condanne capitali, che sì avvenivano anche a Viterbo, ma non in quella Piazza.
In onor del vero la fontana costruita indicativamente verso la metà del 1200 in origine era chiamata Fontana di San Tommaso in onore al Santo a cui era dedicata la vicina chiesa, cambiò il suo nome nel 1576 in onore della Confraternita della “Buona Morte” che provvedeva per statuto a dare degna sepoltura a tutti coloro che lasciavano questa terra non avendo altro che il loro corpo da seppellire e la loro anima da presentare all’Altissimo.
L’acqua sgorga dai cannelli siti nelle teste leonine e ricade nella sottostante vasca a forma circolare decorata con delle figure geometriche che rendono la struttura importante nella sua semplicità. Alla sommità del fusto vi è una cuspide ottagonale con foglie d’acanto, sopra vi è un elemento decorativo a forma di corona che termina con delle palme e una pigna centrale.
Se passate da Viterbo e vi capita di passare per la piazza volgete lo sguardo verso la fontana e pensate a tutti coloro che hanno ricevuto degna sepoltura grazie ai confratelli.