Da quando RaccontiAmo Viterbo ha visto la luce, nell’agosto del 2019, ci siamo occupate di tante cose. Questa mattina prima di sedermi davanti al computer per scrivere il mio contributo ho dato un’occhiata veloce ai post precedenti: abbiamo parlato di arte, di storia, di cultura, di gastronomia e di tanto altro. Non vi nego che per un attimo ho avuto il blocco dello scrittore.

Davanti alla pagina bianca mi sono fermata a pensare cosa scrivere. Mi è venuta in mente Viola quando dice che pensa giorni prima a cosa raccontare, lei lo sa io butto giù di getto, faccio come nella vita: improvviso. Allora, mentre vado avanti con il mio flusso di coscienza, mi si è accesa la lampadina come a Felix il gatto. Conosciamo tutti la storia di Viterbo?

Come tante altre realtà urbane l’importanza di Viterbo è dovuta alla sua posizione strategica: la vicinanza a Roma e la vicinanza ad uno snodo viario come la Cassia. Tuttavia a seguito delle invasioni barbariche, quelle che io amo definire “lo spostamento di popoli”, come in realtà avvenne, la Cassia perse importanza.

Ai primi dell’VIII secolo nel pieno della potenza Longobarda per la prima volta si sentì parlare di Viterbo. In una citazione dell’Anonimo Ravennate, un geografo di lingua greca, si legge una lista di nomi di città, quasi sicuramente si tratta di un antico itinerario imperiale. Nel Liber Pontificalis si parla poi di una disputa fra il re Longobardo Liutprando e il papa Zaccaria per la restituzione del ducato romano di Amelia, Orte, Bomarzo e Blera e viene nominato un castrum Biterbo. Quindi se la parola Castrum non ha cambiato significato negli ultimi giorni, tutto è possibile con i tempi che corrono, esso era un accampamento, tutt’al più una fortezza di confine.

Durante il passaggio tra il governo longobardo a quello franco Viterbo acquistò importanza, nelle fonti si ritrova spesso il suo nome. Nei registri dell’abazia di Farfa in Sabina è più volte indicato come Curtis regia, per dire che era una residenza fortificata per i re. In una bolla papale scritta da Leone IV indirizzata al vescovo Virobono di Tuscania, che nel 847 era ben più importante di Viterbo, si legge che il luogo era strategico sulla “Strada Beati Petri” (la Francigena).

Divenne poi nel XII secolo, come si legge nelle fonti, secondo me un po’ prima, un Libero Comune e ottenne da parte dell’imperatore Federico Barbarossa il titolo di Civitas, da lì ad essere innalzata come diocesi da papa Celestino III il passo fu breve. Nel 1207 poteva battere moneta, i famosi “Paparini” o “Viterbini”, aveva quindi un governo stabile e un commercio fiorente.

Fu in questo periodo che fu eretta la Cattedrale nella parte più alta della città, San Lorenzo. Niccolò della Tuccia, storico del Quattrocento, afferma che la cattedrale sorga su un antico tempio pagano dedicato ad Ercole, tesi che venne poi avvalorata dallo storico cinquecentesco Latino Latini che affermò di aver letto in una lapide “Deo Herculi Magno…”. La cattedrale nel 1181 viene riconosciuta da papa Alessandro III e confermata tale da Celestino III nel 1192.

Gli eventi successivi vedono accrescere l’importanza della città, vennero eletti addirittura sette papi! Viterbo, tra il 1257 e il 1281, divenne la città dei papi! (di questo parleremo un’altra volta) Spero di non avervi annoiato. Con un piccolo vezzo letterario ringrazio i miei “venticinque lettori”, per dirla alla Manzoni, chiedo venia agli altri, ma quando inizio a scrivere date e fatti storici divento prolissa. Ad Maiora

Anonimo

Scritto da:

Nadia Proietti

Salve, il mio professore di storia ripeteva sempre che lo storico studia i documenti, senza interpretare
e senza romanzare, ecco come mi comporto io: prendo i fatti storici, spesso dai documenti, aggiungo
dei personaggi, una storia verosimile e voilà ecco come nasce ogni mio racconto.
Chi sono? Mi chiamo Nadia sono laureata con lode in Filologia Moderna, ho all'attivo un Master in materie letterarie, un Corso di Alta Formazione in Storytelling, docente di lettere precario. Oltre ai titoli sono madre di due figli, appassionata di storia moderna in particolare in storia dell'Europa
dell'Est, pessima casalinga, ma buona padrona di casa.