Neanche dal pennello del pittore più bravo poteva uscire un’immagine tanto bella. Oggi se avete voglia di seguirmi mettetevi delle comode scarpe da ginnastica, una tuta e armatevi di tanta voglia di camminare in un silenzioso bosco . Siamo a Orte ai piedi del colle di San Bernardino. Eccoci arrivati. Iniziamo la salita verso il Santuario della Madonna della Trinità. L’odore del muschio ci arriva alle narici, il fruscio delle foglie rende soave il nostro cammino, ogni tanto una ghianda cade da un albero e ci fa sobbalzare. Intanto il baluginare del sole tra gli alberi ci impedisce di vedere la meta.

Eccoci arrivati al bivio, si gira verso la strada sterrata. Una rapida occhiata al cammino fatto. Ecco scoprirsi mano mano tra gli alberi un’immagine mozzafiato: Orte in tutta la sua bellezza, assiso lì sul colle. Tetti, finestre, balconi, grotte e rupi ci guardano e pare che ci vogliano dire “Noi siamo qui”.

Ancora pochi passi su per il sentiero, ed ecco la Chiesetta della SS. Trinità. Bianca come un fiocco di neve, esile come un giunco, delicata come una rosa di maggio. Restiamo per un attimo in silenzio. Sì proprio il silenzio è il grande padrone, quel silenzio che avvolge tutto, pare di sentirne il suono, il suono del silenzio è particolare è fatto di sensazioni, di vuoti e di memoria.

Lo stesso silenzio che ci avvolge venne ricercato dagli eremiti che abitarono questi luoghi. Anche San Bernardino nel 1426 dimorò in una grotta qui sul colle. Dai, raccontaci la storia della chiesa. La storia è lì davanti a noi, ci guarda e ci sorride, ci parla della costruzione nel 400 della chiesetta , ci narra di come l’eremita Nicola da Vigne fece nel 1460 dipingere, nella piccola abside arroccata al muro, un’immagine della Madonna che con i suoi occhi pietosi e attenti guarda Orte.

La stessa storia ci racconta che nel 1630 la chiesetta venne posta sotto la tutela della compagnia di San Biagio che fece dipingere negli spazi rimasti vuoti una sublime Annunciazione. Poi ecco un gran frastuono, odore forte di polvere da sparo, la storia diventa triste, siamo nell’autunno del 1943, giorni duri, giorni tremendi. Un carico di munizioni che transitava su un treno esplode e la piccola chiesa è ferita, distrutta.

Poi ecco gli abitanti di Orte armarsi di pale e picconi, ecco Pietro Martini, ecco Giovanni Nasetti liberarla dalle macerie e restituirla agli ortani e al culto. Eccola ancora lì bella e delicata con la sua campana nuova richiamare i fedeli nel giorno della festa della SS Trinità. Eccola lì tutta illuminata i giorni di festa. Eccola lì per farci sospirare e pare che dica “Orte sei protetto!”

Foto gentilmente concesse da: Giovanni Primavera

Anonimo

Scritto da:

Nadia Proietti

Salve, il mio professore di storia ripeteva sempre che lo storico studia i documenti, senza interpretare
e senza romanzare, ecco come mi comporto io: prendo i fatti storici, spesso dai documenti, aggiungo
dei personaggi, una storia verosimile e voilà ecco come nasce ogni mio racconto.
Chi sono? Mi chiamo Nadia sono laureata con lode in Filologia Moderna, ho all'attivo un Master in materie letterarie, un Corso di Alta Formazione in Storytelling, docente di lettere precario. Oltre ai titoli sono madre di due figli, appassionata di storia moderna in particolare in storia dell'Europa
dell'Est, pessima casalinga, ma buona padrona di casa.