Nell’Ottocento piazza della Rocca era il luogo in cui a Viterbo venivano eseguite le condanne capitali, per decapitazione o impiccagione. Le pubbliche esecuzioni erano molto frequentate: i padri vi portavano i figli piccoli, e nel momento cruciale assestavano loro un sonoro schiaffone, perché ricordassero sempre che quella era la fine per chi non rigava dritto.

Il boia svolgeva il suo triste compito, quindi si avviava solitario a piedi verso la sua casa, situata a un paio di chilometri lungo Strada Bagni, a decorosa distanza dalle mura cittadine. Portava con sé la testa del decapitato, che avrebbe lasciato nella chiesa di Santa Maria in Valverde fuori porta Faul. Oppure vi lasciava le corde che erano servite per l’impiccagione, che venivano conservate in una cassetta sotto l’altare. La casa del boia si trovava in prossimità di un fontanile, dove il boia lavava la sua scure prima di rincasare.

In quel periodo ad eseguire le sentenze capitali a Viterbo arrivava appositamente da Roma il boia ufficiale dello Stato Pontificio, il famoso Giovan Battista Bugatti, meglio noto come Mastro Titta. Nei suoi 68 anni di onorata carriera giustiziò ben 514 condannati, una trentina circa a Viterbo. Prima di ogni esecuzione Mastro Titta si confessava e si comunicava, poi indossava il mantello rosso e si recava a compiere l’opera. Teneva scrupolosamente il diario con la registrazione accurata delle sue esecuzioni. Fu a suo modo un personaggio popolarissimo ai suoi tempi, tanto da essere citato in diversi sonetti romaneschi di Giuseppe Gioacchino Belli. Nella famosa commedia musicale “Rugantino” il personaggio di Mastro Titta fu magistralmente interpretato da Aldo Fabrizi.

Oggi la chiesa dei giustiziati, Santa Maria in Valverde, è sconsacrata e irriconoscibile, e ospita un esercizio commerciale. E la fontana del Boia, in Strada Bagni, è spesso ingombra di rifiuti, che qualche volonteroso gruppo cittadino si incarica pazientemente di rimuovere…


il mantello e gli “attrezzi del mestiere” di Mastro Titta sono ospitati presso il Museo Criminologico di Roma.

Anonimo

Scritto da:

Donatella Agostini

Imparare cose nuove è il mio filo conduttore, darmi sempre nuovi obiettivi la mia caratteristica fondamentale. Valorizzare la terra in cui vivo è il mio progetto attuale.