Prima di parlare di questa bellissima Crocifissione, vi vorremmo narrare la storia di una nobildonna romana bella e volitiva, vissuta nel Cinquecento: Vittoria Colonna.
Come accadeva all’epoca, Vittoria non aveva potuto scegliere il proprio futuro marito: la famiglia aveva combinato per lei un matrimonio con il nobile spagnolo Fernando d’Avalòs, che per fortuna era bello e nobile. Vittoria e Fernando si innamorarono perdutamente, ma la loro felicità fu di breve durata: il valoroso marito di Vittoria cadde in battaglia al seguito dell’imperatore Carlo V.

Distrutta dal dolore, Vittoria scrisse struggenti poesie per il suo amore perduto, e per restar fedele alla sua memoria decise di ritirarsi in convento a Roma.
Qui incontrò Michelangelo Buonarroti, e ne diventò grande confidente ed amica, intrecciando con lui una fitta corrispondenza epistolare.
Nell’ultima parte della sua vita Vittoria fu costretta a lasciare Roma per motivi politici, e a trovare rifugio a Viterbo, presso il Convento di Santa Caterina, vicino all’attuale piazza Dante.

In una delle lettere che Vittoria e Michelangelo si scambiano, Vittoria lo ringrazia per la Crocifissione che il sommo artista ha realizzato per lei. E qui arriviamo all’opera di cui vi abbiamo accennato all’inizio: due secoli più tardi viene lasciata in eredità ai gesuiti di Sant’Ignazio dal conte viterbese Paolo Brunamonti, che nel suo testamento la definisce “opera di Michelangelo Bonarota”.

La Crocifissione, attualmente esposta al Museo Colle del Duomo di Viterbo, potrebbe essere stata realizzata da Michelangelo! Una tavola in castagno, dipinta con pigmenti pregiati, che raffigura tra l’altro sullo sfondo le antiche Terme del Bacucco, quelle che oggi vengono chiamate Bagnaccio, delle quali Michelangelo tracciò una pianta e dei prospetti, oggi conservati al museo Vicar di Lille, in Francia.
Ma le curiosità su quest’opera non si fermano qui… avremo modo di riparlarne più avanti.

Oggi ci è piaciuto ricordare la figura di una donna bella e triste, che trovò rifugio sicuro tra le mura della nostra città. E che amava ritirarsi in preghiera nella sua cappella privata e scrivere rime malinconiche nel ricordo di chi non c’era più.

Anonimo

Scritto da:

Donatella Agostini

Imparare cose nuove è il mio filo conduttore, darmi sempre nuovi obiettivi la mia caratteristica fondamentale. Valorizzare la terra in cui vivo è il mio progetto attuale.