Nel 2002, a Viterbo, nacquero 426 bambini; nello stesso anno morirono 588 individui per un saldo naturale in negativo di 162 persone.
Nel 2008, a Viterbo, nacquero 405 bambini; nello stesso anno morirono 620 individui per un saldo naturale in negativo di 215 persone.
Nel 2018, a Viterbo, sono nati 461 bambini; nello stesso anno sono morti 784 individui per un saldo naturale in negativo di 323 persone.

Tre annate prese a caso nel mucchio della statistica perché rappresentative di un trend a ribasso che coinvolge tutta l’Italia. Dal 1° gennaio 2001 al 31 dicembre 2018 ben 3026 decessi non sono stati suppliti da nuove nascite;
a chi la raccontiamo Viterbo se la popolazione viterbese, stando ai dati, si sta consumando come il sego di una candela?

Però, un momento… il capitale umano viterbese si sta davvero dissipando? Osserviamo più attentamente le cifre.
Nel 2002 arrivarono in città 253 “foreschieri”, come direbbe mi nonna.
Nel 2008 sono stati in 1589 ad approdare su questi nostri gradevoli lidi e l’anno scorso in 206.
Dal 1° gennaio 2002 al 31 dicembre 2018, a fronte di un saldo naturale di -3026 individui, sono immigrate in città 12762 persone, portando quindi il saldo abbondantemente in positivo: Viterbo sopperisce così al suo tasso di natalità molto basso e la popolazione continua a crescere.

Che la cittadinanza si ingrossi in modo omogeneo e lentamente, senza anni di picchi estremi d’immigrazione, è cosa buona per dettare il ritmo dell’integrazione; sprovvisti di nuove leve a sostituire le veterane siamo destinati a deperire come comunità; molti non lo vedono, altri non ci credono, altri ancora rifiutano totalmente l’idea ma sappiate che la diversità è spesse volte una ricchezza, lo scambio culturale una risorsa, la multietnicità dovrebbe creare un patrimonio condiviso che possa portare alla prosperità comune; è una sfida ardua, davvero complessa per i cittadini e ancor di più per le amministrazioni ma se non saremo noi a coglierla e cercare di imbrigliarne la potenza sarà essa a venire da noi e ci travolgerà.

la foto è di Fancy Factory di Alessandro Zaccaro dal suo profilo Instagram @fancyfactory.it

Anonimo

Scritto da:

Viola Vagnoni

Nella vita vorrei fare tre cose: dormire, mangiare e vedere/leggere fiction.
Se però mi trovate qui vuol dire che ne ho aggiunta una quarta ovverosia scrivicchiare.
Mi pare lapalissiano che non volevo farlo ma la vita è per la maggior parte composta da cose che non si vogliono fare.
Ci sono poi state anche altre aggiunte fastidiose alla sacra triade: una laurea in filologia moderna, un lavoro a tempo pieno, una casa da gestire (male), la fantasticheria buffa di voler fare la professorona.
Ma chi me lo fa fare di alzarmi la mattina, guardate.