Anno Domini 1268, Viterbo.


Tra le brume mattutine alcuni viandanti prestarono orecchio al suono lugubre delle campane di San Lorenzo, un suono persistente, l’ultima volta che il campanaro si era spellato le mani in siffatta maniera era per la morte del papa. Che fosse morto proprio lui?

Eh sì!
Clemente IV aveva proprio quella mattina, infatti, esalato l’ultimo suo respiro, era il 29 di novembre.

La mattina dopo una lunga processione di cardinali attraversava, seguita dai famigli, la grande piazza viterbese, Piazza San Lorenzo. Una volta varcato il grande portale d’accesso ed entrato nella fresca chiesa ognuno aveva in cuor suo la speranza di uscirne papa. Proprio a Viterbo, infatti, si tenevano le votazioni per eleggere il successore di Pietro.

I cardinali tutti i giorni andavano in chiesa, mettevano il loro voto nell’urna e se ne tornavano beatamente nei loro possedimenti.
Passarono i mesi e i viterbesi, mai stati mansueti, e men che mai in quei tempi, iniziarono ad innervosirsi.

Quando fu fatto il nome di Filippo Benin, questi in odor di santità – fu fatto Santo poi nel 1671 – fuggì a gambe levate da Viterbo diretto verso il Monte Amiata, col senno dei posteri mossa davvero azzeccata, ora non farebbe bella mostra di sé su di un altare se quel giorno non si fosse alzato la sottana e non avesse iniziato a correre.
Anche il buon Bonaventura da Bagnoregio scampò all’elezione.

Si decise allora di chiudere “cum clave” i cardinali, almeno avrebbero avuto meno distrazioni, ma neanche così si ottenne il nome del nuovo pontefice. Si diede loro meno vitto, si sa per antonomasia i prelati a pancia vuota ragionano assai male, ma niente, nulla si ottenne.

Il capitano del popolo Raniero Gatti un dì parlando con Giovanni da Toledo ebbe un’illuminazione, il buon Giovanni infatti, almeno così si narra, gli disse codeste parole ” Discopriamo, signori, questo tetto, dacché lo Spirito Santo non riesce a penetrare per cosiffatte coperture”

Detto fatto si tolse il tetto e lo Spirito Santo guidò le menti dei cardinali che in breve tempo decisero che sarebbe stato papa Tebaldo Visconti, il quale non era manco prete, forse qualche volta chierichetto, ma non certo prete.

Il Visconti una volta riavutosi dallo choc si fece fare prete e di corsa, non meno velocemente di quanto aveva fatto il buon Benin, arrivò a Viterbo e con umiltà e grande sapienza indossò la tiara e prese in mano le chiavi di San Pietro, prese il nome di Gregorio X.

Era il 1271, 1006 giorni dopo la dipartita di papa Clemente.

La foto è di Italo Calcagni

Anonimo

Scritto da:

Nadia Proietti

Salve, il mio professore di storia ripeteva sempre che lo storico studia i documenti, senza interpretare
e senza romanzare, ecco come mi comporto io: prendo i fatti storici, spesso dai documenti, aggiungo
dei personaggi, una storia verosimile e voilà ecco come nasce ogni mio racconto.
Chi sono? Mi chiamo Nadia sono laureata con lode in Filologia Moderna, ho all'attivo un Master in materie letterarie, un Corso di Alta Formazione in Storytelling, docente di lettere precario. Oltre ai titoli sono madre di due figli, appassionata di storia moderna in particolare in storia dell'Europa
dell'Est, pessima casalinga, ma buona padrona di casa.