Il sole baluginava tra le fronde del vecchio platano e la calura estiva saliva come nebbia dall’asfalto sbrecciato. Maria aveva sentito le donne più anziane del paese narrare strane storie su quel luogo, il vecchio lavatoio.

Da piccina quante volte, attaccata alla sottana della madre, aveva percorso la piccola discesa dell’acqua Matta, che dalla via principale portava alla costruzione imponente. L’odore del sapone di Marsiglia ancora giungeva alle sue narici facendole spalancare i cassetti della memoria, vedeva ancora la madre che arrotolava il grembiule per formare la “torcella”, il piccolo cerchio di stoffa che serviva a portare la cesta dei panni umidi in testa.

Quel giorno mentre si avvicinava ripensava a tutte queste cose, quando gli sembrò di vedere in fondo al grande vascone in pietra un uomo, o forse un animale. Mentre il sole entrava dalle grandi aperture quadrate, focalizzò il suo sguardo in un punto preciso e lo vide. I loro occhi si incrociarono per un istante, occhi pieni d’innocenza e occhi impauriti e vitrei.

L’uomo con un salto uscì fuori dal suo pertugio e con fare animalesco uscì gridando dalla porticina che dava sulla strada, quella stretta che aveva il muro davanti. Maria rimase per un attimo ferma, atterrita, poi si fece coraggio e iniziò a lavare i panni nel primo vascone, dove insolitamente l’acqua quel giorno non era di quel celeste opaco tipico dell’acqua mista a sapone, le donne infatti avevano preferito non recarsi alla fonte, troppa era la paura di incontrare il Lupo Mannaro.

Si narra che il lavatoio di Orte, una bella costruzione, che è stata per me come una seconda casa, tante erano le ore che mia madre passava lì a lavare i panni della polisportiva Ortana calcio, fosse il luogo prediletto per un uomo affetto dalla licantropia. Lo sventurato si gettava nelle vasche di acqua fresca per placare il bruciore che la malattia gli procurava. Molti affermavano che aveva peli irsuti e lunghi artigli, e che emetteva lunghi ululati verso la Luna.

In realtà quelli che venivano scambiati per ululati altro non erano che i lamenti di dolore. La licantropia clinica è a tutti gli effetti una malattia psichiatrica che induce i malati a comportamenti animaleschi, la variante più diffusa è infatti la psicopatia.

Anonimo

Scritto da:

Nadia Proietti

Salve, il mio professore di storia ripeteva sempre che lo storico studia i documenti, senza interpretare
e senza romanzare, ecco come mi comporto io: prendo i fatti storici, spesso dai documenti, aggiungo
dei personaggi, una storia verosimile e voilà ecco come nasce ogni mio racconto.
Chi sono? Mi chiamo Nadia sono laureata con lode in Filologia Moderna, ho all'attivo un Master in materie letterarie, un Corso di Alta Formazione in Storytelling, docente di lettere precario. Oltre ai titoli sono madre di due figli, appassionata di storia moderna in particolare in storia dell'Europa
dell'Est, pessima casalinga, ma buona padrona di casa.