Il sor Duilio si calcò il cappello in testa, diede un’ultima allisciata ai folti baffi all’insù, e scese in piazza ad aspettare la moglie. Dio solo sapeva come mai le femmine erano sempre così lente a prepararsi. E siccome lo sapeva, gli aveva fatto la grazia di tre figli maschi, robusti e sani, che però avevano preso il volo presto. Un velo di malinconia gli calò sugli occhi, subito fugata dall’allegro suono di trombette della fiera, che come ogni undici novembre svegliava San Martino di buon’ora.

Il sor Duilio era impaziente: aveva in animo di comprare bestiame per il suo podere, e sapeva che sarebbero venuti mercanti con ogni ben di Dio: vacche di pregio, maiali grassi, conigli, pecore, pulcini… voleva accaparrarseli, prima che il suo confinante, quel rosicone del sor Romualdo, glieli soffiasse da sotto il naso.

La sora Rosa uscì finalmente dal portone di casa, tutta acchittata, e infilò il braccio in quello del marito. Con i primi freddi le veniva sempre una fame nera, e malgrado avesse stretto il busto all’inverosimile, il vestito le tirava parecchio in vita. Rosa sapeva per certo che in giro per la fiera avrebbero incontrato il loro confinante e sua moglie. La sora Adele era una che sembrava andasse sempre in giro con un palo piantato nel didietro! sempre pronta a storcere quel nasone da strega che aveva! Rosa non le avrebbe dato la soddisfazione di vedere che aveva messo su peso. Piuttosto, avrebbe evitato di respirare.

Era una bellissima mattinata novembrina, la chiesa abbaziale si stagliava nel cielo terso. Ai suoi piedi, bancarelle di mercanzie e il vociare dei venditori. Donne del popolo che contrattavano per cestini di vimini, bambini con cartocci di castagne in mano, contadini che si accaparravano attrezzi per la campagna.

All’altezza di palazzo Doria, ecco arrivare da lontano i confinanti. “Mi raccomando, Rosa, tieni a freno la tua linguaccia, stai zitta che parlo io”, sibilò Duilio all’orecchio ingioiellato della moglie. Rosa fece una smorfia, che subito trasformò in un sorriso di circostanza. “Buondì, Romualdo. Ossequi, signora Adele. Anche voi alla fiera?” esordì Duilio, togliendosi il cappello. “Buondì, Duilio. Signora… a proposito, ho veduto proprio adesso una vitella che è le sette bellezze… grassa e tonda che promette proprio bene”. La sora Adele guardò Rosa e fece un sorrisino di compatimento. Rosa strinse forte gli occhi ma non replicò. “Ho fatto una proposta al venditore, ha detto che se non ne avrà di migliori, a fine giornata la venderà a me”. Il sor Duilio incassò il colpo, ma non lo diede a vedere. “Complimenti! sono lieto di sapere che avrete finalmente bestiame bello e sano come il mio!” replicò con aria innocente. “Noi siamo venuti per i maiali: anzi, scusate, meglio che ci affrettiamo. Non vorrei che qualcuno arrivasse prima di noi! È stato veramente un piacere incontrarvi! Di nuovo i miei ossequi!”. Duilio si toccò nuovamente il cappello, e strattonò la moglie, che era rimasta impietrita dopo quelle scortesie. Rosa indossò allora il migliore dei sorrisi, e salutò a sua volta, con un piccolo inchino. “Allora buon 11 novembre! E tanti auguri a entrambi”.

Oggi è San Martino di Tours, e festa patronale del piccolo borgo di San Martino al Cimino. Come ogni anno da secoli, vi si svolge una fiera delle mercanzie molto conosciuta nei dintorni. Un tempo la fiera era l’unica occasione per poter acquistare bestiame, prodotti e attrezzi che servivano per la vita quotidiana. Oggi è venuta meno questa funzione necessaria ed è rimasta la tradizione, certo meno sentita che in passato. Qualche buontempone sostiene che l’11 novembre sia la “Festa dei Cornuti”. Fare gli auguri a qualcuno oggi potrebbe non essere considerato una gentilezza! ?

E lo sapeva bene anche la sora Rosa della nostra storia, che malgrado le raccomandazioni del marito, non seppe tenere a freno la lingua.
Sapete perché il povero San Martino, santo vissuto nel primo secolo dopo Cristo, è associato a queste escrescenze che crescono sulla fronte di molti animali, (e di qualche umano, almeno per sentito dire??). Forse perché intorno a questa data si svolgevano importanti fiere di bestiame. ???
O forse perché in tempi remoti, a inizio novembre si celebrava il Capodanno celtico, una sorta di Carnevale in cui ci si abbandonava a divertimenti sfrenati e a lussurie altrimenti proibite. I tradimenti diventavano leciti e tollerati, almeno fino all’11 novembre, data oltre la quale si ritornava ad essere fedeli e ligi alle regole

La cartolina in foto è tratta dalla pagina Facebook Info Principato: attualità, storia, arte e tradizione.

@_.sara.b._ dal suo profilo Instagram.
Foto di Pepi Merisio
Anonimo

Scritto da:

Donatella Agostini

Imparare cose nuove è il mio filo conduttore, darmi sempre nuovi obiettivi la mia caratteristica fondamentale. Valorizzare la terra in cui vivo è il mio progetto attuale.