Sarà l’età che avanza, sarà la Primavera che fa capolino tra le giornate uggiose, sarà la pandemia, “sarà quel che sarà” come diceva quella nota canzone, ma adesso mi piacciono le storie d’amore, quelle belle, intrigate e passionali.

Vi racconto oggi, in questa giornata seconda del secondo lockdown, una giornata un po’ nuvolosa, di quelle che ti fanno sonnecchiare accoccolata sul divano con il cane in braccio, la storia d’amore tra Maria Hardouin e il grande D’Annunzio. Seguitemi, tra il vero e il verosimile, tra il noto e l’incognito, tra l’amore e la passione, su forza andiamo…

Ecco il “peccato di maggio”. Tigretta bella, io parto tra poco, fra due ore, senz’averti veduta. Tornerò qui per la mattina di giovedì. Maledetta la milizia …quante cose ho da dirti tigretta miracolosa, ma te le dirò a voce…Tu dammi , dammi , dammi tutti i tuoi morsi pieni di miele, dammeli tutti …io ti soffoco. Ho un’allegria pazza di bimbo, no so che farei se ti avessi”

Madame Gabriele D’Annunzio di Antonio de la Gandara

Gabriele aspettava la sua Maria con la macchina accesa e il cuore in gola, la voleva, la desiderava, quante volte nel buio della sua camera aveva pensato ai suoi piccoli seni, alla curva leggiera del mento, alle sue calde mani. Quante volte le sue mani avevano sfiorato in segreto i suoi biondi capelli.

Eccola, in cima al vialetto della casa paterna, Gallese non è Roma, la gente mormora, gli occhi si infiammano, la guardano da lontano la principessa di Montenevoso dei duchi di Gallese. Proprio qualche giorno prima, col cappello in mano, il giardiniere aveva con il capo basso e la voce tremante detto al duca che quello lì, quello chiacchierato, aveva posato gli occhi sulla sua Maria, il suo gioiello più bello, la sua candida rosa.

Maria salì in macchina, una veletta le nascondeva lo sguardo innocente, era pura, illibata ed era lì insieme a lui, vicini, si potevano toccare. Uno sguardo. Un tiepido saluto. Un rossore di gote. E via verso la felicità. Quella notte Maria era stata tra le sue forti braccia, i baci, le carezze e un velo di innocenza squartato dalla realtà carnale. Gli occhi chiusi per difendersi dalla luce del mattino, il sole che baciava Firenze e il suo giovane corpo lì steso tra le lenzuola dell’Hotel Elvetia e Bristol, i ricordi che imporporano il viso, la consapevolezza di essere ormai la sua “Tigretta miracolosa”.

Un colpo secco di pugni chiusi sul portone d’ingresso, la paura, la vergogna. Il Prefetto Clemente Corte in persona, e il deputato Federico Colajanni la riaccompagnano a casa.

Maria Hardouin dei duchi di Gallese conobbe il poeta nel 1883, la relazione tra i due venne fortemente osteggiata dai parenti di lei, troppa differenza di classe tra i due. Il corteggiamento del poeta fu serrato: fiori, cioccolatini e frasi d’amore. Lei scrisse in una lettera” Ormai mi ha vinta , conquistata e sottratto ha il mio cuore, è diventato per me tutto ciò che è vita, colore, luce, verità”. Dalle focose notti passate insieme nacque ben presto un inaspettato frutto. Maria e Gabriele si sposarono, nozze riparatrici il 28 luglio 1883 nella chiesa di Sant’Aniceto e della Beata Vergine della Clemenza. Tra gli invitati, non ci furono i parenti della sposa, si potevano riconoscere Matilde Serao con Edoardo Scarfoglio e il direttore del “FanfullaBaldassarre Avanzini.

Per saperne di più sulla storia tra i due vi segnalo “Peccato di maggio” da dove ho tratto la storia.

Foto prese dal web

Anonimo

Scritto da:

Nadia Proietti

Salve, il mio professore di storia ripeteva sempre che lo storico studia i documenti, senza interpretare
e senza romanzare, ecco come mi comporto io: prendo i fatti storici, spesso dai documenti, aggiungo
dei personaggi, una storia verosimile e voilà ecco come nasce ogni mio racconto.
Chi sono? Mi chiamo Nadia sono laureata con lode in Filologia Moderna, ho all'attivo un Master in materie letterarie, un Corso di Alta Formazione in Storytelling, docente di lettere precario. Oltre ai titoli sono madre di due figli, appassionata di storia moderna in particolare in storia dell'Europa
dell'Est, pessima casalinga, ma buona padrona di casa.