“Alza gli occhi al cielo, non troverai mai arcobaleni se guardi in basso” Il grande Charlie Chaplin di certo non è mai entrato nella Cattedrale di San Lorenzo a Viterbo, altrimenti un meraviglioso arcobaleno colorato lo avrebbe visto anche sotto ai suoi piedi.

La prima volta che sono entrata nella grande Cattedrale il mio sguardo è stato rapito da tutti quei cerchi e quei rombi policromi, da un’armonia infinita, una leggerezza delle forme, tanto che, quasi trascinato da una forza potente, con gli occhi bassi, vieni condotto fino all’abside.

Il primo documento che attesta l’esistenza della Chiesa risale all’anno 805. Naturalmente il tempo ha modificato enormemente la struttura originaria, che doveva essere una pieve ben lontana dalla struttura attuale, che maestosa si erge in Piazza San Lorenzo. La chiesa infatti ha subito molte trasformazioni nel corso dei secoli. Divenne Cattedrale sotto il pontificato di Celestino III , nel 1193, dopo che l’imperatore Federico I diede a Viterbo il titolo di Città, nel 1167.

Diciamocelo apertamente, la città acquistò lustro quando le graziose pantofole di porpora arrivarono a Viterbo indosso agli illustri piedi di Sua Santità Alessandro IV. Divenne da allora “La città dei papi” anche perché dopo Alessandro, presso Santa Maria in Gradi, sede oggi del Rettorato dell’Università degli Studi della Tuscia, fu elevato al soglio che fu di Pietro sua Santità Urbano IV, che ci riprovò per un breve periodo a tornare a Roma.

Con Clemente IV la Curia tornò nella nostra città. Poi vi furono Gregorio X, Innocenzo V, Adriano V, Giovanni XXI, Niccolò III e infine Martino IV. Per quelli poco avvezzi alla storia sentire tutta questa lista di papi potrebbe far pensare che essi si stabilirono a Viterbo per mille anni o anche più. Invece no! Non bisogna essere storici e mangiare polvere negli archivi per sapere che: dopo un papa se ne fa subito un altro, e i papi, cari miei lettori, all’epoca, ma anche oggi fatta eccezione per qualcuno più giovincello, passavano a lavorare nella vigna del Signore presto in quanto diventavano papi già in età da loculo. Quindi tornando a noi la Viterbo papalina si ebbe tra il 1257 e il 1281, poco più di venti anni.

Diciamocela di nuovo tutta, questi ventiquattro anni ci hanno reso un bel servizio, ci hanno permesso di farci lustro con le “penne degli altri” citando uno che parlava di Shakespeare. Torniamo con i piedi a terra. Il pavimento cosmatesco, realizzato dai maestri cosmati, è un meraviglioso tappeto di marmo, adagiato quasi in contrasto con la struttura della chiesa formato da piccoli tasselli di marmo, granito o ceramica, materiali da recupero, utilizzati per creare motivi geometrici. La quinconce, per farla chiara un motivo a 5 cerchi, (scusate ma volevo darmi un tono da grande divulgatore artistico), unito da cornici chiare sovrapponibili secondo due direzioni, tipo la carta da parati degli anni ’70. Purtroppo i maestri cosmati oggi non riconoscerebbero più il loro pavimento, infatti esso ha subito tanti restauri che hanno mantenuto sì l’originale struttura, cambiandone però i materiali.

Sempre per non annoiare i miei 25 lettori mi accingo a chiudere qui la storia, ma invitandovi a recarvi in Cattedrale e a guardare a terra per vedere l’arcobaleno.

La foto è di Ezio Cardinali

Anonimo

Scritto da:

Nadia Proietti

Salve, il mio professore di storia ripeteva sempre che lo storico studia i documenti, senza interpretare
e senza romanzare, ecco come mi comporto io: prendo i fatti storici, spesso dai documenti, aggiungo
dei personaggi, una storia verosimile e voilà ecco come nasce ogni mio racconto.
Chi sono? Mi chiamo Nadia sono laureata con lode in Filologia Moderna, ho all'attivo un Master in materie letterarie, un Corso di Alta Formazione in Storytelling, docente di lettere precario. Oltre ai titoli sono madre di due figli, appassionata di storia moderna in particolare in storia dell'Europa
dell'Est, pessima casalinga, ma buona padrona di casa.