Alcuni anni fa, al tempo della mia frequentazione assidua della città di Viterbo, mi è capitato, il 29 novembre alle sei di sera, o alle diciotto per chi ama la formalità, di essere seduta ad un bar. Voi direte, cari amici: e a noi cosa dovrebbe interessare? Ora vi racconto una storia che al tempo mi fece tanto ridere e a ripensarci oggi la cosa è ancora più esilarante.

Proprio verso le diciotto, mentre ero seduta a un tavolino con il mio caffè macchiato, e mentre giravo il cucchiaino in maniera metodica – è più una mia fissa che una reale esigenza – arrivò nel bar un bel ragazzotto sulla trentina, molto agitato in verità. Non vi voglio raccontare una mia conquista, lungi da me l’idea ?. Appena sull’uscio il barista, che lo conosceva bene, gli si rivolse con queste parole: “Ma pure quest’anno ti sei scordato il pesce per la Giulia? Fortuna che ci sono io e di pesci ne ho una “caterba”, certe sventole poi! Alla Giulia piacciono grossi”.

Capirete bene che alle mie orecchie di forestiera e anche un po’ bigotta, la frase suonò un pochino licenziosa, il barista ci aveva messo del suo, non lo nego. Da quella sera di acqua sotto i ponti ne è passata tanta.

Oggi so bene che il 30 di novembre di ogni anno per i viterbesi si rinnova la tradizione, ormai molto antica, dei pesci di cioccolato. Nelle vetrine dei bar, negozi e supermercati si vedono ormai da giorni pesci di tutte le dimensioni, anche della giusta dimensione per la signorina di cui sopra.

La tradizione prese piede dapprima nel quartiere di Pianoscarano, poi si diffuse in tutta la città. Gli anziani del posto raccontano che il parroco di quel luogo era solito mettere nell’acquasantiera un pesce di cioccolata per ogni sacrestano e per il vescovo. Tutti i ragazzini aspettano con gioia la mattina del 30 per vedere se il buon santo sia passato anche da loro.

Sant’Andrea, secondo la tradizione evangelica, era il fratello del più noto Simon Pietro, e conobbe Gesù addirittura prima di lui, ma come spesso accade, meglio nascere fortunati che ricchi. Fu sempre il buon Andrea a condurre da Gesù, quel dì sulle sponde del lago Tiberiade, un giovinetto che nella sua gerla aveva cinque pani e due pesci, che servirono al Signore per sfamare una gran folla.

Quindi, cari viterbesi, se ancora non lo avete fatto, correte ad acquistare un bel pesce avvolto nella sua bella carta colorata, ricordatevelo perché le fidanzate vanno e vengono, ma la tradizione resta!

Anonimo

Scritto da:

Nadia Proietti

Salve, il mio professore di storia ripeteva sempre che lo storico studia i documenti, senza interpretare
e senza romanzare, ecco come mi comporto io: prendo i fatti storici, spesso dai documenti, aggiungo
dei personaggi, una storia verosimile e voilà ecco come nasce ogni mio racconto.
Chi sono? Mi chiamo Nadia sono laureata con lode in Filologia Moderna, ho all'attivo un Master in materie letterarie, un Corso di Alta Formazione in Storytelling, docente di lettere precario. Oltre ai titoli sono madre di due figli, appassionata di storia moderna in particolare in storia dell'Europa
dell'Est, pessima casalinga, ma buona padrona di casa.