Non tutti lo sanno, ma il Museo Civico di Viterbo ospita due dei più grandi capolavori della storia dell’arte mondiale: stiamo parlando della Pietà e della Flagellazione di Cristo del pittore veneziano Sebastiano Del Piombo.
Opere di valore inestimabile, stilisticamente perfette, dai colori forti in grado di incantare gli occhi di visitatori italiani e d’oltreoceano, spesso sono richieste all’estero per essere ammirate nei più grandi musei del mondo.

La Pietà, databile al 1516/1517 circa, è una delle più antiche testimonianze di collaborazione tra Sebastiano Luciani (poi detto del Piombo) e Michelangelo Buonarroti; commissionata dal chierico Giovanni Botonti, l’opera inizialmente era destinata alla chiesa viterbese di San Francesco.
Questo olio su tela di grandi dimensioni mostra chiaramente l’evoluzione pittorica di Sebastiano del Piombo, che risentì sempre di più della vicinanza di Michelangelo: infatti, oltre a ricevere dal grande maestro disegni preparatori per varie opere, in questo capolavoro sono ben visibili la plasticità delle forme, la monumentalità compositiva e la forte espressività delle figure umane.
Recentemente, grazie a nuovi studi e a radiografie sempre più accurate, si è potuta confermare con assoluta certezza la testimonianza del Vasari, che attribuiva a Michelangelo l’esecuzione del cartone, il disegno preparatorio sottostante al dipinto.
Inoltre, da non molto nel paesaggio notturno alle spalle della Madonna è stata individuata una veduta di Viterbo, nella quale si distinguono chiaramente le sorgenti termali del Bullicame.

La Flagellazione di Cristo, realizzata circa dieci anni dopo rispetto all’altra opera dell’autore ospitata nel capoluogo della Tuscia, risulta ancor più interessante se confrontata con l’affresco omonimo conservato nella chiesa di San Pietro in Montorio a Roma, eseguito sempre dal pittore veneto.
Nell’opera viterbese, Sebastiano del Piombo riduce il numero delle figure presenti sulla scena, così da conferire una maggiore semplicità alla complessa struttura architettonica sullo sfondo; ne conseguono un maggiore risalto dei corpi, in particolare quello centrale di Cristo, e un’attenzione ulteriore ai dettagli, dando origine ad un’opera maestosa e di forte impatto.

All’inizio di questo post ho scritto che non tutti sanno che a Viterbo ci sono due opere che all’estero attirano migliaia di turisti; sembrerà strano a dirsi, ma non sto parlando di visitatori di altre regioni italiane o di altri Paesi (il che potrebbe pure essere comprensibile), sto parlando dei viterbesi.
Esatto, sotto casa abbiamo un tesoro dal valore inestimabile che molti ci invidiano e che non è valorizzato come dovrebbe.
Cerchiamo di fare qualcosa in più, di dare a queste opere e al loro creatore il rispetto e la visibilità che meritano, di rendere la nostra terra amata e apprezzata: abbiamo tanto, ma a volte tendiamo a dimenticarlo.

Anonimo

Scritto da:

Carolina Trenta

Un po' romantica un po' nerd, appassionata lettrice e cultrice di storie, raramente a mio agio nella folla; amo il mare fuori stagione, il legno del violino, l'aroma del cappuccino, le matite che scorrono sulla carta, i cuscinetti sotto le zampe dei gatti. Quando tanti pensieri si accavallano nella mia mente li metto nero su bianco e ogni tanto ne esce fuori qualcosa di buono, ma senza troppe pretese.
Mi sono laureata in Filologia Moderna presso l'Università degli Studi della Tuscia e per il mio futuro spero di lavorare in una di quelle biblioteche giganti che si vedono nei film :)