Di una regina, di una vedova e di una chiesa stupenda al di là dell’oceano.

1714. Il grande re di Spagna Filippo V è rimasto vedovo e desidera al più presto prendere una nuova moglie. Qualcuno a corte gli suggerisce il nome di Elisabetta Farnese, l’ultima discendente della potente famiglia che tanto è stata influente nella nostra Tuscia. Elisabetta è una donna piacevole, seppure deturpata dalle cicatrici del vaiolo: amante dei lavori femminili, è obbediente e tranquilla. Il re pensa che possa essere una candidata ideale: non invadente, rispettosa, sempre un passo indietro. Così la sposa dopo un anno.

Elisabetta è una donna intelligente, coltissima, che parla le lingue, che ama la musica e l’arte. È spregiudicata e ambiziosa, ma riesce a conquistare il marito con la dolcezza e la persuasione, nonché con inaspettate e deliziose arti amatorie. Nel giro di breve tempo, Elisabetta riesce a gestire tutto il potere regale.

Intanto a Querétaro, nel lontano Messico colonia di Spagna, c’è una donna povera rimasta vedova con tre figlie. Tutte insieme, decidono di dedicare la loro vita alla penitenza e alla preghiera, prendendo a modello santa Rosa da Viterbo. Già, perché nelle colonie dell’America Latina, il culto della nostra Santa è arrivato già da un secolo, e le sue biografie vengono divulgate dai Francescani molto più che in Italia. Le quattro donne si ritirano in clausura, nella devozione a santa Rosa, e diventano un esempio di perfezione religiosa e di umiltà, che attira l’attenzione e l’ammirazione delle autorità ecclesiastiche. Altre donne decidono di unirsi a loro, e si forma il primo nucleo del collegio femminile, che cresce con il tempo. Il popolo sostiene e sovvenziona con donazioni il collegio, e presto nasce una struttura importante e prestigiosa.

1728. Il Viceré Zuñiga, devoto a santa Rosa, chiede al re di Spagna Filippo V il riconoscimento ufficiale per il Collegio Santa Rosa de Viterbo a Quéretaro. Il riconoscimento non tarda ad arrivare, e quel piccolo nucleo iniziale di povere donne diventa ufficialmente istituzione di grande rilevanza sociale: Real Collegio Santa Rosa de Viterbo. Il sigillo reale apre la porta a importanti finanziamenti, e si comincia a costruire la chiesa che si può ammirare ancora oggi.
La lettera è firmata dal re in persona, ma è certo che dietro di essa ci sia stata la raccomandazione speciale di Elisabetta Farnese. La potente regina ha dimostrato così di non aver dimenticato la Tuscia, territorio dove la sua famiglia ha brillato più che in ogni altro luogo.

Anonimo

Scritto da:

Donatella Agostini

Imparare cose nuove è il mio filo conduttore, darmi sempre nuovi obiettivi la mia caratteristica fondamentale. Valorizzare la terra in cui vivo è il mio progetto attuale.