Acquapendente è, ormai alla quarta edizione, teatro dell’ Urban Vision Festival. Grandi artisti internazionali della street art vi si recano per dare libero sfogo al loro estro artistico realizzando imponenti opere che vadano poi a riqualificare le viuzze paesane.
L’arte si integra con la vita quotidiana del borgo, la meraviglia e lo stupore pervadono la tranquillità quasi sempre uguale dei piccoli centri urbani.

Il processo di adornamento ha lasciato negli anni opere murarie di pregevole fattura che colpiscono il visitatore perché spuntano dal nulla, magari dopo la curva di un’anonima via, imponenti nel loro prendere intere facciate e ci ricordano come l’arte faccia parte della via di ogni giorno, la bellezza esiste dovunque e ci riempie l’animo con le sue meravigliose e sempre diverse volute.

Visitando Acquapendente rimarrete strabiliati nel notare come le strade senza tempo, la storia e le antiche costruzioni si mescolino alla perfezione con questa moderna forma artistica e come la contaminazione, nel suo essere così netta, risulti ancora più spiccata.

L’opera che abbiamo scelto tra tante è un murales di Manolo Mesa, artista spagnolo che nelle sue creazioni cerca di trasmettere l’alienazione dell’uomo moderno dalla natura, che si diluisce fino a perdersi nel cemento delle città. Ecco quindi che i suoi soggetti preferiti diventano animali, uomini umili, paesaggi.

Un uomo è proprio quello che ha raffigurato ad Acquapendente, un lavoratore con ancora la vanga in mano, magari tornato dai campi, o dal cantiere. Chi lo sa? E tuttavia possiamo vederci nostro nonno o un nostro zio o nostro padre, quando rincasava stanco dal lavoro.
Un opera straniante per le sue dimensioni ma al tempo stesso confortevole, famigliare, calda in aperto contrasto con la scelta dei colori.
E questo è Acquapendente dopo l’Urban Vision Festival: contrasto che crea armonia.

Anonimo

Scritto da:

Viola Vagnoni

Nella vita vorrei fare tre cose: dormire, mangiare e vedere/leggere fiction.
Se però mi trovate qui vuol dire che ne ho aggiunta una quarta ovverosia scrivicchiare.
Mi pare lapalissiano che non volevo farlo ma la vita è per la maggior parte composta da cose che non si vogliono fare.
Ci sono poi state anche altre aggiunte fastidiose alla sacra triade: una laurea in filologia moderna, un lavoro a tempo pieno, una casa da gestire (male), la fantasticheria buffa di voler fare la professorona.
Ma chi me lo fa fare di alzarmi la mattina, guardate.